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COVID-19 Opinioni

Il Comitato Cura Domiciliare Covid-19

In Italia non abbiamo un’unica associazione che propone le cure domiciliari come rimedio all’emergenza da coronavirus (SARS-CoV-2), ma addirittura due: IppocrateOrg e il Comitato Cura domiciliare Covid-19. Su IppocrateOrg c’è poco da dire, organizza eventi con Luc Montagnier, ha Andrea Stramezzi nel comitato scientifico, insomma, ci siamo capiti dai. La seconda associazione, il Comitato Cura domiciliare Covid-19, invece, suscita qualche curiosità in più.

il logo che sicuramente avrete visto in qualche profilo Facebook di qualche vostro contatto

Fun fact, mentre stavo scrivendo questo articolo il Comitato Cura domiciliare Covid-19 ha preso le distanze pubblicamente da Andrea Stramezzi, definendo gli atteggiamenti del medico “ambigui” e non i linea con l’associazione. Volano stracci.

L’infiltrato

Per capire meglio come l’associazione funzionerebbe ho passato una giornata dentro i vari gruppi Telegram del Comitato Cura Domiciliare Covid-19. Per essere precisi precisi, i gruppi che ho visitato sono i gruppi territoriali dell’ Unione per le cure i diritti e le libertà (UCDL) associazione nata dalla precedente associazione. Farina dello stesso sacco. UCDL in breve si presenta come:

“L’associazione ha l’obiettivo di dare voce ai cittadini sui temi fondamentali quali la salute, i diritti e le libertà, divenuti centrali a seguito della pandemia”

Insomma una lista di buoni propositi che più generica di così si muore. Vabbè.
Mi fingo un uomo di mezza età in apprensione, che ha ricevuto il consiglio di vaccinarsi dal proprio medico e non sa quale sia la cosa migliore da fare: meglio vaccinarsi o ricevere nel caso le cure domiciliari precoci? Giusto per non farmi mancare nulla, lo faccio in vari gruppi territoriali. In questo modo, ho già la prima sorpresa: parlare di vaccini nel gruppo, in qualsiasi forma, non è consentito. I miei messaggi vengono immediatamente cancellati e vengo addirittura raggiunto da messaggi privati da uno degli amministratori.

Riassumendo la conversazione, secondo l’amministratore il protocollo utilizzato dai medici del comitato non sarebbe nulla di segreto, servirebbe solo la tempestività nelle cure. All’interno delle chat di UCDL non verrebbero dati consigli medici e nessuno può consigliare se vaccinarsi o meno (“non è il nostro scopo”).

Corretto non dare consigli, ma è così tanto difficile dire vaccinatevi? Sembra di si. La mia strategia, buca il potentissimo filtro della moderazione, quando finisco nel gruppo UCDL Sicilia.

Ricevendo come risposta (trattenere il respiro).

Seguire cosa dice il dottor Scoglio (che non è un medico), leggere cosa dice Loretta Bolgan, forchette attaccate al braccio. Sembra che l’utente medio che popola queste chat sia proprio proprio il classico no-vax! Chiariamoci, l’associazione non si dichiara contro i vaccini, Erich Grimaldi avvocato e fondatore del comitato l’ha ripetuto più volte, eppure l’approccio di base è sempre sul “noi curiamo” e mai dire cosa sia più sensato tra un vaccino e le cure.

Tocca quindi a me dirlo: tra un vaccino e una potenziale cura è meglio il vaccino. Per quanto le cure (sempre che esistano) possano essere le più tempestive possibili il vaccino garantirà benefici nettamente superiori. Sempre.

Detto ciò, analizziamo come l’associazione lavorerebbe. Per fare una richiesta d’aiuto, il potenziale paziente dovrebbe:

  1. Andare personalmente sul gruppo Facebook dell’associazione (vietato far domanda per conoscenti o parenti).
  2. Scrivere un post indicando obbligatoriamente
    • zona,
    • età,
    • peso,
    • altezza,
    • temperatura,
    • saturazione,
    • insorgenza sintomi e quali,
    • se effettuato vaccino e quale,
    • data vaccino 1°dose,
    • data vaccino 2° dose,
    • se è stato avvertito il curante e terapia prescritta,
    • patologie pregresse,
    • farmaci assunti per le cronicità,
    • esito eventuale tampone
    • allergie.
  3. Ricevere una qualche forma di assistenza.

Cosa garantirebbe in più questa epopea social rispetto a consultare direttamente il proprio medico curante e basta non mi è molto chiaro. Informare il gruppo e allo stesso tempo il proprio medico curante ha senso? Non voglio sapere in che situazione andrebbe a finire un paziente se una delle cure proposte dal comitato fosse sconsigliata dal medico curante.

Il protocollo di cura domiciliare

Come spiegato da Andrea Mangiagalli (uno dei responsabili scientifici del Comitato) a Facta, il protocollo di cura verrebbe diffuso esclusivamente tra i medici dell’associazione all’interno di gruppi privati Facebook, Whatsapp e Telegram, per evitare che le persone possano adottare cure “fai da te”. Sempre nell’articolo comparso a febbraio 2021 il medico avrebbe riferito che, in generale, lo schema terapeutico si era basato sulla somministrazione di idrossiclorochina, di eparina «a dosaggio profilattico» e di azitromicina. Ho utilizzato “era” perché mi auguro che questo miracoloso protocollo sia cambiato. Le evidenze scientifiche accumulate fino a questo momento stanno dicendo che l’idrossiclorochina non ha dimostrato nessun beneficio nella cura e prevenzione della malattia [1].

Abbiamo delle cure?

Non esiste una cura specifica e disponibile a tutti contro l’infezione virale da SARS-CoV-2. Le cure per una malattia virale respiratoria sono generalmente cure di supporto. Questo significa che i farmaci prescritti dai medici di famiglia vanno a dare un supporto l’organismo del paziente nella lotta al coronavirus e non ad aggredire direttamente il virus. Tra i farmaci specifici contro il SARS-CoV-2 vi sono gli anticorpi monoclonali, tuttavia queste proteine ricombinanti, prodotte da organismi geneticamente modificati, diventate la nuova moda per chi ha paura dei vaccini, sono delle cure al momento non accessibili a tutti, costose se le compariamo ad esempio al costo di una dose di vaccino e hanno un impiego (principalmente logistico) non semplice. Gli anticorpi monoclonali non sono inutili, ben venga il loro utilizzo, supportato da i dati scientifici. Semplicemente non sono un’alternativa ai vaccini.

Il modo migliore per sviluppare delle difese contro un virus è addestrare il proprio sistema immunitario a riconoscere l’ospite indesiderato. Vaccinarsi.

Da parte dai medici che compongono il Comitato Cura Domiciliare Covid-19 , mancano dei dati pubblicati su riviste scientifiche che provino l’efficacia delle terapie domiciliari a base dei farmaci e integratori X, Y e Z. Le cure non le scegliamo per alzata di mano ma attraverso degli studi rigorosi. Lo dico perché poi chi legge la letteratura scientifica sa che anche un altro farmaco che è stato consigliato dal comitato, l’azitromicina, sta seguendo la parabola discendente dell’idrossiclorochina. I trial sull’azitromicina non indicano nessun beneficio nell’utilizzo di questo antibiotico [2, 3].

Conclusioni

L’associazione si muove in una zona grigia. Partendo da un presupposto iniziale condivisibile, ovvero che a inizio pandemia sia venuta a mancare una adeguata assistenza (anche domiciliare) dei malati e che il momento non ordinario abbia evidenziato un problema strutturale del nostro sistema sanitario (mancanza di medici di base, accentramento in grandi ospedali, etc) si è finiti a fare autopromozione.

Rara foto di Samuel Eto’o mentre festeggia il gol nella finale del Mondiale per Club.

Il Comitato Cura Domiciliare Covid-19 rivendica “il diritto di essere curati” presentando sul palco i pazienti “curati” come se fossero la prova provante dell’efficacia del loro metodo. E tanti cari saluti al metodo scientifico. Sull’avvocato Grimaldi (presidente e frontman) non ho nulla da dire, vorrei invece rivolgere un appello ai vari medici che compongono l’associazione: se credete che i vostri risultati, ottenuti tramite consulti su Facebook, siano nettamente migliore dello standard di cura pubblicateli. E smettiamola di non vedere l’elefante nella stanza, in medicina è sempre meglio prevenire che curare, dite chiaramente a chi vi segue di vaccinarsi. Non facendolo state fornendo un alibi a tutte quelle persone che hanno paura di vaccinarsi.

Quello che emerge per l’ennesima volta da questa vicenda è la difficoltà del nostro sistema sanitario nel spiegare esaustivamente le scelte e raggiungere tutti i cittadini con forme di sostegno, anche morale. Lo slogan “basta Tachipirina e vigile attesa” ripetuto dall’avvocato Grimaldi non vuole mettere in discussione le conoscenze di farmacologia di chi ascolta. È uno slogan che va a colpire la percezione di distanza che molti cittadini italiani hanno con la sanità.


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Fonti

[1] L’idrossiclorochina non ha funzionato

[2] Effect of Oral Azithromycin vs Placebo on COVID-19 Symptoms in Outpatients With SARS-CoV-2 InfectionA Randomized Clinical Trial (July 16, 2021)

[3] Azithromycin in patients admitted to hospital with COVID-19 (RECOVERY): a randomised, controlled, open-label, platform trial (13 febbraio 2021)


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