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I dubbi sul nuovo farmaco contro l’Alzheimer

Cosa sappiamo e quali sono i dubbi che circolano intorno all’Aducanumab, il primo farmaco contro l’Alzheimer approvato dall’americana FDA dopo quasi vent’anni.  

Lunedì 7 giugno la Food and Drug Administration (FDA) ha dato la sua approvazione all’uso di un nuovo farmaco, l’anticorpo monoclonale Aducanumab, contro l’Alzheimer. La notizia è stata accolta con grande entusiasmo dai media e dall’opinione pubblica: si tratta infatti del primo farmaco anti-Alzheimer approvato dal 2003. Non solo: diversamente da tutti gli altri farmaci autorizzati, che agiscono sui sintomi della demenza, Aducanumab è stato sviluppato per contrastare i processi patogenici che causano quei sintomi. Purtroppo però non è tutto oro quello che luccica, e dietro all’ottimismo si nasconde più di qualche perplessità. Ma andiamo con ordine.

L’ipotesi del β-Amiloide

L’Alzheimer è la più diffusa forma di demenza degenerativa, con oltre 30 milioni di malati in tutto il mondo. Nonostante l’enorme diffusione e gli sforzi della comunità scientifica, le cause e i meccanismi patogenici che causano la malattia non sono ancora del tutto chiariti. Una delle ipotesi più accreditate riguarda una proteina chiamata β-Amiloide. Nel cervello dei malati questa proteina tende ad aggregarsi e a depositarsi tra le cellule sottoforma di placche resistenti alla degradazione. Oltre a rappresentare un importante marker per la diagnosi della malattia, l’accumulo di placche di β-Amiloide è considerato tra le cause più probabili della neurodegenerazione. Eliminare le placche e contrastarne la formazione è uno dei principali obiettivi nella ricerca di una terapia.

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Gli effetti neurodegenerativi dell’Alzheimer.

Perché un anticorpo contro l’Alzheimer?

Quando un anticorpo si lega agli aggregati di β-Amiloide – come nel caso di Aducanumab – porta all’attivazione di due popolazioni cellulari chiamate microglia e macrofagi. Queste cellule lavorano come “spazzini”, degradando le placche e rimuovendone i residui. La rimozione degli aggregati di β-Amiloide può essere rilevante nelle prime fasi della malattia, prima che si verifichi la neurodegenerazione che porta ai deficit cognitivi della malattia. In poche parole, Aducanumab potrebbe essere efficace nel contrastare una delle cause biologiche della malattia, ma solo nelle prime fasi, quando il danno neurologico è ancora assente o limitato (una storia molto simile a quella degli anticorpi anti-Covid di cui vi abbiamo raccontato qui). È quindi importante sottolineare che non stiamo parlando quindi di un farmaco in grado di guarire o migliorare pazienti che hanno già acquisito importanti deficit cognitivi. Non solo: considerando che la formazione degli aggregati di β-Amiloide è solo parte della patogenesi della malattia, è da escludere che Aducanumab, anche somministrato nelle primissime fasi, possa fermare la progressione dell’Alzheimer, piuttosto l’effetto potrebbe essere quello di ritardare o rallentare la comparsa dei sintomi. Ma già questo sarebbe un grande passo in avanti. Arriviamo alle note dolenti, quindi.

I dubbi e le critiche della comunità scientifica

I due trial clinici condotti su Aducanumab ne hanno certificato l’efficacia nel diminuire la presenza di placche di β-Amiloide. Ridurre le placche di β-Amiloide, però, è diverso da contrastare i sintomi della demenza. Per valutare i risultati del trial clinico, FDA ha richiesto il parere (non vincolante) di una commissione indipendente di ricercatori esperti del settore. Ecco: il parere della commissione è che i risultati del trial clinico non siano in grado di dimostrare l’efficacia del farmaco nel contrastare i sintomi cognitivi dell’Alzheimer, e dunque di avere un effetto reale sulla vita dei pazienti e delle loro famiglie. Uno dei trial condotti ha fallito nel dimostrare l’efficacia del farmaco contro i sintomi della demenza, mentre il secondo trial, con una dose più alta dell’anticorpo, avrebbe mostrato una certa tendenza al rallentamento della progressione della malattia, nelle sue fasi iniziali. Nemmeno quest’ultimo trial ha però convinto la commissione di esperti che ha giudicato i dati inadeguati e insufficienti per provare l’efficacia del farmaco.

La posizione di FDA

Nonostante i pareri negativi della commissione indipendente, FDA ha deciso di approvare l’utilizzo del farmaco. L’approvazione è avvenuta attraverso una pratica accelerata che viene utilizzata

“per fornire un accesso anticipato a terapie potenzialmente preziose per i pazienti con malattie gravi, in assenza di terapie soddisfacenti e a fronte di un’aspettativa di beneficio clinico, nonostante la presenza di incertezze residue riguardo a tale beneficio”

In altre parole, FDA è a conoscenza dei dubbi sull’efficacia del farmaco, ma ha deciso di approvarlo in assenza di grandi alternative. Una posizione ritenuta discutibile dagli esperti, che sottolineano come questo potrebbe creare un precedente in grado di abbassare i requisiti per l’approvazione dei farmaci. Comunque, FDA ha commissionato un nuovo trial alla Biogen, l’azienda produttrice l’anticorpo per verificarne ulteriormente l’efficacia. Ancora una volta però gli esperti fanno notare che non sempre FDA ha revocato l’approvazione dei farmaci per i quali gli studi condotti post-approvazione hanno fallito nel dimostrarne l’efficacia. La speranza è che il nuovo trial sia in grado di fornire dati più solidi e di confermare definitivamente l’efficacia di Aducanumab, ma intanto crediamo che questa situazione non aiuti la scienza, i malati e le loro famiglie.

Post-scriptum

Fare divulgazione scientifica certe volte vuol dire mantenere la freddezza e analizzare la situazione con lucidità, anche quando vorremmo solo scrivere “Evviva, è stato approvato un nuovo farmaco rivoluzionario contro l’Alzheimer!”. Questo articolo potrebbe sembrare freddo e distaccato, ma anche questa è la terribile bellezza della scienza.

A tutti i malati e le vittime – tra cui mio nonno Antonio – di questa terribile malattia, e alle loro famiglie, va la speranza che il progresso scientifico ci poterà presto a scrivere, in un post molto più corto di questo articolo: “Evviva, è stato approvato un nuovo farmaco rivoluzionario contro l’Alzheimer!”.

La commovente “Mara e il maestrale” del rapper Murubutu, che racconta la progressione della malattia.

FONTI

F.D.A. Approves Alzheimer’s Drug Despite Fierce Debate Over Whether It Works

Current and Future Treatments in Alzheimer Disease: An Update

Immunotherapeutic Approaches for Alzheimer’s Disease


Gianluca Masella, membro e fondatore di Biologi per la Scienza, laureato magistrale in Neuroscienze (UniTS)

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