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La santa idrossiclorochina | 4 Dicembre

Un antico proverbio dice che in tempo di pandemia ogni idea è terapia, ma anche che tra il dire e il curare c’è di mezzo lo sperimentare.
Didier Raoult, l’infettivologo francese che per primo a marzo ha cominciato a propagandare l’idrossiclorochina come cura miracolosa per il COVID, si dev’essere proprio perso in quel “di mezzo”.
Al grande annuncio dell’idrossiclorochina come cura miracolosa su Youtube infatti non sono seguiti altrettanti grandi dati, in quanto il tutto era basato su un piccolissimo trial clinico con 36 partecipanti, di cui solo 20 effettivamente ricevettero il trattamento (i restanti 16 erano il gruppo placebo). Nello studio inoltre si riportava come “risultato” solamente la scomparsa della carica virale a 6 giorni dall’inizio del trattamento, senza menzionare lo stato clinico dei pazienti. Come ciliegina sulla torta, è emerso in seguito che a ricevere il trattamento in realtà ci fossero stati altri 6 pazienti, di cui 3 sono finiti in terapia intensiva e uno è morto.
Inutile dire che uno studio così non può dimostrare niente, motivo per cui venne massacrato dalla comunità scientifica. Nonostante ciò, Raoult ha comunque un’enorme fama, quasi come un santone, e ciò è sufficiente ad esportare l’idea dell’idrossiclorochina miracolosa fuori dai confini francesi.
Al suo “studio” ne sono quindi seguiti altri ben più rigorosi e degni di questo nome, ma tutti hanno dimostrato come l’idrossiclorochina non è particolarmente efficace nel trattamento del COVID, e neanche come prevenzione.
Ancora una volta quindi, nella scienza non ci sono né santi né santoni, ma solo dati.


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