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Il coronavirus padano | 3 Dicembre

Erano i giorni a cavallo tra febbraio e marzo quando il presidente dell’ONB annunciava che in Lombardia stesse circolando un virus padano e domestico che non aveva alcunché da spartire con quello cinese proveniente dai pipistrelli.
La storia è andata più o meno così: sia allo Spallanzani di Roma che al Sacco di Milano viene isolato SARS-CoV-2, ma le scienziate dell’ospedale lombardo notano che il genoma del virus isolato da loro è leggermente diverso. Le stesse ricercatrici avanzano quindi l’ipotesi che il virus sia arrivato dalla Cina, abbia circolato un po’ in Italia accumulando qualche mutazione e solo allora ci siamo accorti di averlo già in casa.
Lo ripetiamo: il virus si origina in Cina, poi arriva in Lombardia dove circola un po’ senza che nessuno se ne accorga, e alla fine viene isolato al Sacco. Nessun virus lombardo DOC, ma solo un virus cinese che si è trasferito.
A questo punto, senza nessuna minima prova o dato scientifico, il presidente dell’ONB Vincenzo D’Anna dichiara che no, quello isolato al Sacco è un “coronavirus padano esistente negli animali allevati nelle terre ultra concimate con fanghi industriali”. Così, de botto, senza senso.
Non solo, ma rincara anche la dose dicendo che “ci troviamo innanzi ad una delle più grandi cantonate che la politica italiana ha preso”.
Inutile dire che le prove di un coronavirus originatosi in Lombardia non sono mai state trovate.


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