Biologi per la Scienza
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Il virus è mutato senza essere mutato | 15 Dicembre

Era fine giugno quando Alberto Zangrillo, ormai celebre per aver dichiarato il virus clinicamente morto, decideva di lanciarsi anche in improbabili speculazioni sulle ragioni della dipartita clinica di SARS-CoV-2.
Basandosi dunque sulla sola bassa carica virale rilevata in quel periodo coi tamponi, Zangrillo affermava che “il virus c’è e non è mutato ma nella sua interazione con l’ospite è andato incontro, attraverso il fenomeno dell’omoplasia, a una perdita della carica rilevata in laboratorio”.
Che cos’è dunque questa omoplasia? L’omoplasia è il fenomeno per cui organismi differenti si evolvono in maniere diverse fino a sviluppare determinate caratteristiche con funzioni simili.
Facciamo un esempio facile facile.
Un giorno vado al bar e dico che l’indomani offrirò il caffè a chiunque si presenti con un cappello. L’indomani molti clienti diversi si presenteranno col cappello: chi da cowboy, chi con la cuffia, chi col berretto. Questo è il fenomeno dell’omoplasia: c’è uno stimolo esterno (la voglia di caffè gratis) che “spinge” tutti ad evolversi e sviluppare qualcosa di nuovo (il cappello), ma questa evoluzione apparentemente simile è in realtà diversa per ognuno (il cappello da cowboy è di pelle, la cuffia di lana, ecc…).
Se però come diceva Zangrillo il virus non era mutato (e non lo era), cosa c’entrava l’omoplasia, che è un fenomeno evolutivo e che quindi necessariamente richiede mutazioni? Niente. L’omoplasia non c’entrava assolutamente niente.
Storia finita? Ovviamente no.
Qualche giorno dopo Zangrillo rincarava la dose affermando che “probabilmente nella sua evoluzione adattativa (il virus) sta anche modificando alcune sue caratteristiche. Questo non vuol dire che sia mutato, ma qualcosa sta accadendo a livello delle proteine di superficie del virus”. La leggenda narra che in quel preciso momento tutti i libri di biologia del mondo abbiano preso fuoco. Perché?
Perché se stanno cambiando le proteine di superficie, significa necessariamente che anche il genoma del virus sta mutando. Le proteine sono prodotte seguendo le istruzioni presenti nel genoma: se queste sono sempre le stesse, le proteine non possono uscire diverse.
Il genoma è come uno stampino per i biscotti di Natale: se vedo biscotti con forme diverse, significa che è cambiato lo stampino; se vedo i biscotti uguali, significa che lo stampino è sempre uguale.
Se invece vedo biscotti con forme diverse, ma lo stampino è sempre uguale, mi conviene andare a cercare chi se li è mangiucchiati, perché di sicuro la colpa non è dello stampino.
Il famoso abbassamento della carica virale osservato infatti non era dovuto al virus, ma ai pazienti: i positivi “estivi” erano infatti mediamente più giovani e più sani dei positivi della prima ondata, ragion per cui riuscivano a combattere l’infezione più efficacemente, mantenendo di conseguenza una bassa carica virale e un migliore profilo clinico.


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