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COVID-19 Opinioni

Perché le case farmaceutiche non producono abbastanza vaccini? È colpa dei brevetti?

Perché le case farmaceutiche non producono abbastanza vaccini? È colpa dei brevetti o (come in tutte le cose della vita) è una questione più complicata? Ogni volta che si parla di produzione di vaccini, salta fuori la frase attribuita a Albert Sabin, l’inventore di uno dei due vaccino contro la poliomielite, che alla domanda “perché non ha brevettato il suo vaccino?” rispose “Si può forse brevettare il sole?”. Fun fact, la frase in realtà la disse Jonas Salk, ideatore del primo vaccino (inattivato) contro la poliomielite. Entrambi, comunque, non brevettarono la loro scoperta.

Dopo questa piccola digressione. Torniamo a noi. Perché Pfizer, Moderna, ecc hanno brevettato? Sono delle aziende cattive? Non si producono abbastanza vaccini per colpa dei brevetti? O ci sono altri problemi?

Il brevetto è uno strumento per la tutela di un’invenzione. Ha una doppia finalità garantire un “premio” limitato nel tempo (il monopolio) a chi innova e permettere la diffusione dell’innovazione (l’invenzione diventa di dominio pubblico). Su cosa siano diventati i brevetti oggi e come vengano utilizzati c’è una incessante discussione accademica che difficilmente possiamo sintetizzare. Non si può non citare @micheleboldrin e il libro “Against Intellectual Monopoly” in cui gli autori sostengono che i brevetti siano diventati in molti casi ostacolo all’innovazione.

Per superare l’ostacolo dei brevetti c’è chi dice che la licenza obbligatoria potrebbe risolvere la questione.

Quali sarebbero le conseguenze pratiche?

“Questo permetterebbe di aumentare immediatamente la produzione di vaccini e farebbe sì che anche industrie nazionali possano produrre vaccini senza aspettare eventuali accordi commerciali.”

– Vittorio Agnoletto, medico e professore a contratto all’Università degli Studi di Milano, dove insegna “Globalizzazione e Politiche della Salute”.

Tuttavia il centro della questione sopratutto sui vaccini a mRNA di Pfizer e Moderna non sembra essere il brevetto. Quante altre aziende oggi sarebbero capaci di controllare l’intera produzione di un vaccino a mRNA? Verrebbe da dire nessuna, col tempo poche e non da subito. Perché?

Per fare una metafora. La tecnologia del vaccino a mRNA utilizzata da Pfizer e Moderna sta al vaccino Salk come un iPhone sta a un Nokia 3310. Entrambi sono telefoni (o vaccini) ma il know how e strutture industriali necessarie per produrli distano anni luce.

Quindi possono produrre solo Pfizer e Moderna? No, Sanofi (visti gli scarsi risultati del proprio vaccino) ha firmato poco tempo fa con Pfizer un accordo per il confezionamento. Servono si altri accordi. Senza collaborazioni è difficile immaginare aziende in grado di produrre vaccini a mRNA in autonomia. Non è questione di sapere la ricetta della torta segreta. Dietro a un vaccino ci sono brevetti, segreti industriali e competenze. Anche espropriando tutti i brevetti…

A questo si aggiunge il problema delle certificazioni. Nei vaccini, vogliamo che ci sia solo quello che serve, niente di più niente di meno. Adeguare impianti e ottenere certificazioni costa tempo e denaro. Chiariamoci. Tutto si può fare. Ma l’idea che tutto si possa fare nel giro di una settimana è fuorviante. A questo si aggiungono ulteriori complicazioni. I produttori di vaccini a mRNA dipendono da aziende che forniscono RNA e i lipidi necessari all’incapsulamento. Queste aziende a loro volta possiedono probabilmente brevetti, segreti industriali e competenze. Espropiando anche questi brevetti non si risolverebbe in breve tempo il problema di produzione che è alla base della filiera. Come in un gioco dell’oca servirebbe investire soldi e tempo anche in questo passaggio non secondario.

Morale: serve una strategia condivisa tra pubblico e privato, come sta accadendo e forse di più. I privati non possono sobbarcarsi tutto, gli stati non possono non pensare di partecipare attivamente al processo. Perché poi accade che l’Italia con molto ritardo investa milioni in ReiThera per un vaccino “classico” e praticamente uguale a Astrazeneca (oggi si sta rivelando inefficace contro la variante sudafricana). Non sarebbe stata più saggia una collaborazione ReiThera-Astrazeneca?

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