Biologi per la Scienza
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Come chicca finale del Calendario dell’Orrendo abbiamo tenuto quello che secondo noi è stato il punto più basso toccato a livello scientifico e comunicativo durate questa pandemia: la Great Barrington Declaration (GBD).
Come ogni capolavoro di retorica che si rispetti questo documento presenta una soluzione molto semplice a un problema infinitamente complesso.
L’idea di base espressa nella GBD è quella di proteggere miratamente le persone più a rischio di morire di COVID mentre si lascia che il resto della popolazione si infetti e diventi immune fino al raggiungimento dell’immunità di gregge. Nell’intero documento, che è basato più sulla fama dei suoi primi tre sottoscrittori che su evidenze scientifiche, si ripete ossessivamente il concetto di protezione focalizzata come alternativa ai lockdown, che andrebbero a colpire inutilmente tutta la popolazione, in particolare le sue fasce più giovani.
A presentarla così l’idea sembra perfettamente logica, ma resta appunto un’idea: nell’intera GBD infatti non si fa alcuna menzione di come esattamente questa protezione focalizzata dovrebbe essere attuata, una questione abbastanza cruciale da chiarire quando si vuole proporre una strategia per affrontare la pandemia.
Le persone a rischio infatti non sono solo gli anziani autosufficienti che effettivamente potrebbero starsene isolati in casa come durante il lockdown primaverile, ma anche quelli che vivono nelle RSA, gli immunodepressi, i diabetici, gli obesi, e chiunque abbia delle patologie pregresse che lo rendono più vulnerabile al virus. Sono state fatte diverse stime, ma sembra che almeno il 20% della popolazione rientri nella categoria “a rischio” per COVID, il che significa che questo piano prevederebbe di isolare 1 persona su 5, il tutto ovviamente mentre il virus circola praticamente liberamente tra il resto della popolazione. Anche con tutto l’ottimismo del mondo, la realtà dei fatti mostra che questo approccio è palesemente inattuabile: come si può ritenere verosimile l’isolamento di (almeno) un quinto della popolazione quando il virus è riuscito ad arrivare persino in Antartide, il luogo più isolato al mondo?
L’altro punto problematico della GBD è l’immunità di gregge, ovvero il fenomeno che si verifica quando una certa percentuale di popolazione è immune a un determinato patogeno, il quale quindi non trova abbastanza “ospiti” e non può circolare. I dati sull’immunità conferita dall’infezione naturale da SARS-CoV-2 sono parziali, nel senso che per quanto sembri effettivamente che i guariti siano protetti da nuove infezioni non sappiamo per quanto tempo duri questa condizione. Anche nel caso in cui questa protezione durasse 2/3 anni, ciò significherebbe che la popolazione “non a rischio” dovrebbe infettarsi tutta uniformemente nello stesso momento affinché ci fosse un “effetto gregge” che proteggesse i soggetti a rischio (e comunque solo per in certo periodo).
Qui veniamo al terzo punto dolente della GBD (forse ora è chiaro che ci sono solo punti dolenti): il vero destino dei “non a rischio”. Se da un lato è innegabile che alcune persone abbiano una probabilità di morire molto minore rispetto ad altre, ciò non è necessariamente vero per il rischio di ospedalizzazione. Il carico di ricoveri ospedalieri infatti è solo per metà determinato da pazienti a rischio per l’età, il che significa che se il virus fosse lasciato libero di circolare tra i “non a rischio” andremmo ben presto comunque a saturare gli ospedali.
Visto che la GBD parte dal presupposto che i lockdown possano avere devastanti e imprevedibili effetti sulla salute fisica e psicologica delle persone sarebbe stato inoltre carino che fossero presi in considerazione anche i possibili effetti a lungo termine del virus, cosa che nel documento non viene neanche menzionata.
I fortunatamente pochi sostenitori italiani di questo documento si sono quasi sempre nascosti dietro la retorica del “sarebbe importante parlarne”, dimenticando che di certi argomenti sarebbe il caso di discutere solo se si è esperti e in grado di valutarne le implicazioni pratiche.
I pochi leoni che invece hanno avuto il coraggio di sostenere il documento apertamente in barba alla sua infattibilità pratica hanno invece quasi sempre optato per la difesa svedese, usando la Svezia come esempio vincente dell’attuazione pratica della GBD. Inutile dire che la situazione svedese riassumibile con ospedali praticamente al collasso, 5 volte i morti dei paesi confinanti, e un danno economico praticamente identico, non è esattamente il miglior esempio.
La GBD è stata più di ogni altra cosa la rappresentazione del fallimento del pensiero pratico. La pandemia è sempre stata gestita in un compromesso tra scienza ed economia: se da un lato era infatti ovvio che per riprendere il controllo dei contagi l’unico metodo fosse il lockdown, era anche altrettanto ovvio che non fosse economicamente sostenibile all’infinito.
In questo panorama di compromessi, la GBD si è presentata come un lupo vestito da agnello, una strategia che fingeva di avere un approccio scientifico, ma che ignorando la realtà della cose era di fatto basata solo su interessi ideologici.


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